UMBRIA

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Gli occupanti tedeschi, nella non priva di tensioni collaborazione con il Capo della Provincia salodiano Armando Rocchi, effettuarono nelle zone dove operavano brigate partigiane, congiuntamente ad eccidi, attacchi, fucilazioni, anche rastrellamenti per il lavoro coatto in Germania. I casi singoli di spedizione di lavoratori coatti riguarderanno maggiormente i territori rurali in cui contestualmente si erano avute anche precettazioni per il lavoro, e interesseranno le fasce sia montane che urbane della regione. La capillare individuazione degli inadempienti alla precettazione del lavoro nel Reich, da parte delle forze occupanti, era volta non solo all’identificazione dei resistenti ma anche al riconoscimento delle aree dove poi poter prelevare manodopera per il lavoro.

I comuni e i territori che saranno direttamente coinvolti nella regione furono, in ordine cronologico, i seguenti: Foligno e provincia (2 e 23 maggio 1944) e l’Appennino umbro-marchigiano (7 maggio 1944) con la sua vasta area nel nord della regione e i piccoli comuni di San Sepolcro e San Giustino (8 giugno 1944) nell’ambito delle operazioni compiute al confine con la Toscana. Queste zone si erano rivelate particolarmente difficili da gestire, sin dall’8 settembre 1943, dal momento che avevano visto il proliferarsi di numerosissime brigate, gruppi o bande che regolarmente svolgevano attività resistenziale in modo costante in tutta l’area. Le destinazioni nel Reich furono diverse per ognuna di loro e tale differenziazione spiega però anche le diverse esigenze industriali della Germania e delle sue aree di interesse nell’economia bellica del conflitto. I prelevati rappresentavano principalmente una presenza da allontanare dal territorio originario e, nello stesso tempo, erano considerati elementi funzionali allo sfruttamento dei lavoratori per la produttività germanica.

Un caso interessante ebbe luogo il giorno 30 maggio 1944, quando l’Außenkommando di Perugia registrò l’arresto di 105 uomini della classe del 1914, di cui al momento della selezione verranno riconosciuti idonei per il lavoro in Germania solo 53.

Questi uomini presi nei comuni montani, quindi, non possedevano le caratteristiche che di solito interessavano gli occupanti, non erano né partigiani, né operai specializzati da inserire nell’industria bellica germanica. Essi vennero semplicemente sottratti al possibile inserimento nelle bande partigiane e nello stesso tempo vennero utilizzati come manovalanza nel Reich. 

Questo ultimo aspetto spiega le motivazioni che spinsero le autorità tedesche a destinare gli umbri in diverse aree non unicamente industriali. Sulla sola base delle testimonianze e delle carte di archivio si evince che gli arrestati siano stati mandati per lo più nella zona di Danzica, pesantemente bombardata. I rastrellati furono destinati essenzialmente alla rimozione delle macerie e a lavori di bassa manovalanza.

Gli effetti degli anni di guerra e dei mesi dell’occupazione graveranno incisivamente sull’economia industriale e agricola della regione fino alla fine degli anni Sessanta, quando solo con la ripresa del sistema economico, produttivo e politico nel territorio si poté finalmente rilevare un miglioramento generale e produttivo. 

Atlante della Memoria – Alta Valle del Tevere 1943-1944
Mappa interattiva tratta da Storia tifernate di Alvaro Tacchini
www.storiatifernate.it

PAROLE DI STORIA

Il mancato prelievo di manodopera specializzata dalle aziende in Umbria dopo l’8 settembre.

Modalità e condizioni dei rastrellamenti generali compiuti in ritirata. Braccianti e contadini nelle operazioni naziste per il Terzo Reich.

Essere in prima linea e sotto i bombardamenti. Le condizioni precarie e difficili dei luoghi di destinazione nel Terzo Reich.

Il ruolo della Guardia Nazionale Repubblicana e le aree di competenze e competizioni tra italiani e tedeschi nella fase dei rastrellamenti. 

Il depauperamento industriale e umano dell’Umbria.

di Antonella Tiburzi