TOSCANA

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Anche in Toscana le operazioni volte all’arruolamento di manodopera iniziarono poco dopo l’arrivo degli occupanti.

Le autorità tedesche e italiane si mossero su più piani: si tentò innanzitutto di reclutare lavoratrici e lavoratori volontari attraverso un’intensa campagna propagandistica, che prevedeva da una parte la mobilitazione delle organizzazioni sindacali e dall’altra la diffusione di manifesti, volantini, inserzioni sui giornali, nonché eventi ricreativi destinati ad avvicinare operai e disoccupati (v. sezione La propaganda nella dimensione locale).

Già nell’autunno 1943 si segnalano tuttavia alcune retate di civili ed arresti di sospetti antifascisti, poi inviati nel Reich, certamente nelle provincie di Firenze e Massa Carrara (allora Apuania).

Dal gennaio 1944 furono avviati i richiami per classi di leva, mentre dal marzo iniziarono le precettazioni sulla base di liste fornite dalle autorità locali, che avevano l’obiettivo di arruolare contingenti di varie categorie di lavoratori, disoccupati, “borsaneristi” ed elementi sospetti.

Diversi furono i motivi del sostanziale fallimento delle strategie di ingaggio (da ottobre 1943 a maggio 1944 furono inviate nel Reich circa 3400 persone): molto diffusa fu la tendenza a sottrarsi alle chiamate di leva, inoltre una porzione consistente di lavoratori non era mobilitabile perché impiegata in aziende protette o perché poteva mostrare carte d’impiego contraffatte. Ebbe certamente un ruolo l’attività di propaganda e di disturbo svolta dalle formazioni resistenziali, che incitarono la popolazione a boicottare il reclutamento e in vari casi si introdussero negli uffici addetti per bruciare gli schedari e inceppare le procedure. Ad esempio ad Empoli la pressione resistenziale ebbe un ruolo nel fallimento della precettazione dei lavoratori agricoli. Maggiore impatto ebbero fra marzo e aprile 1944 le retate effettuate a Firenze e nell’area di Lucca, che condussero all’arresto di “sfaccendati” e presunti antifascisti. 

Dall’aprile 1944 l’attività di reclutamento si intensificò anche in conseguenza dei primi grandi rastrellamenti antipartigiani sull’Appennino tosco-emiliano, che condussero alla cattura di centinaia di civili, in parte avviati verso Nord. Dal maggio-giugno il reperimento di manodopera si combinò con le operazioni volte a rallentare la risalita del fronte, che riguardarono principalmente due assi: la fascia costiera e la direttrice interna Siena-Arezzo-Firenze. L’obiettivo di sottrarre quante più risorse possibili prima della ritirata si tradusse in una strategia diffusa di rastrellamento del territorio alla ricerca di uomini abili; essa si intrecciò con gli eccidi e le stragi che punteggiarono soprattutto l’area dell’Alta Toscana, e in particolare le province occidentali. Una stima per difetto indica in almeno 5000 persone i civili inviati nel Reich, mentre altre decine di migliaia furono avviate al lavoro in loco, nel Nord Italia o rilasciate perché ritenute inabili, oltre a quanti si dettero alla fuga. Fra i principali luoghi di raccolta si segnalano la Pia Casa di beneficenza a Lucca e l’edificio delle Scuole leopoldine vicino alla stazione di Santa Maria Novella a Firenze (v. Sezione I luoghi di raccolta).

Nel dopoguerra, mentre il lento ritorno dei reduci pose alle amministrazioni il problema dei servizi di assistenza e della distribuzione di sussidi alle famiglie, alcuni processi per collaborazionismo previdero fra i capi d’accusa anche la partecipazione alle attività di reclutamento coatto ed ai rastrellamenti. Se i provvedimenti di amnistia avrebbero rapidamente chiuso questa stagione, le vicende dei civili internati contribuirono alla costruzione di complesse memorie locali relative alla guerra e all’occupazione.

 

Sezione 1. La propaganda nella dimensione locale

In questa sezione sono raccolte alcune immagini che testimoniano come le attività di propaganda, a cui collaborarono le autorità italiane e tedesche, non si dispiegarono soltanto attraverso la diffusione di manifesti, manchette e altri materiali dai comandi centrali alle diverse regioni; esse furono riprese con una serie di varianti e di adattamenti anche dalle testate giornalistiche e dalle autorità locali. Tali campagne intendevano contrastare le voci diffuse relative al drastico peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro nel Reich rispetto alla fase pre 8 settembre.

 

Sezione 2. I luoghi di raccolta

In Toscana diverse furono le località adibite alla raccolta ed allo smistamento dei civili arruolati. Firenze costituì un’importante area di snodo, sia perché vi fu condotta una buona parte dei lavoratori reclutati nell’area regionale, sia perché vi transitavano i convogli provenienti dal centro-Sud. Almeno dal marzo 1944 fu utilizzato l’edificio delle Scuole leopoldine in piazza Santa Maria novella, a pochi passi dall’omonima stazione. Il luogo certamente più noto è la Pia Casa di beneficenza in via Santa Chiara a Lucca, in cui probabilmente nell’estate 1944 i reclusi toccarono punte di 3000 persone; a Carrara si segnalavano invece il Palazzo Infail e la Caserma Dogali. 

PAROLE DI STORIA

I risultati degli arruolamenti di lavoratori fra l’autunno del 1943 e la primavera del 1944.

Il ruolo dei rastrellamenti avviati nella primavera del 1944.

Il prelievo di manodopera coatta si intensifica nell’estate 1944.

Il prelievo di manodopera e gli eccidi che costellano il territorio regionale.

di Francesca Cavarocchi