Nonostante fosse numericamente consistente, la vicenda dei lavoratori civili italiani coatti nel Terzo Reich non trovò una precisa collocazione nella memoria pubblica dell’Italia postfascista e nemmeno fu presa in considerazione nelle misure di risarcimento verso le vittime ed i perseguitati decise dai governi succedutisi prima nel Regno del Sud e poi nella Repubblica. Sotto il secondo aspetto fu dirimente la scelta di considerare discriminante la volontarietà: data l’impossibilità concreta di vagliare chi avesse accettato le proposte di assunzione per il lavoro nel Reich, e chi invece fosse stato vittima di misure coattive, si decise in alto loco di non indennizzare…