Il Torinese, come tutto il triangolo industriale, ha avuto enorme rilevanza nel reclutamento di manodopera per la Germania, sia prima, sia dopo l’8 settembre 1943.
Successivamente all’armistizio e all’occupazione, il Piemonte fu la quarta regione d’Italia per consistenza numerica di inoltrati nel Reich: dalla sola provincia di Torino partirono oltre 7.000 lavoratori.
A parte quanti vi si recarono «volontariamente», le modalità di prelievo coattivo che condussero ai maggiori risultati furono le «azione carceri», ovvero di svuotamento delle prigioni dei territori in cui erano insediati i nazisti e il governo salodiano, incorse a seguito degli accordi del giugno 1944 stipulati tra Mussolini e Hitler, e i rastrellamenti nazi-fascisti.
Il Piemonte fu dopo l’Adriatisches Küstenland il territorio più battuto dalle razzie in montagna e collina, che dall’aprile 1944 portarono a consistenti prelievi di manodopera per il Reich.
Il picco venne raggiunto con il rastrellamento in Val di Susa di fine giugno di quello stesso anno, che permise l’inoltro di circa 600-700 partenti dal Torinese per la Germania.
PAROLE DI STORIA
Le azioni che maggiormente hanno portato al lavoro coatto per il Reich nel Torinese.
Radicalizzazione nel reclutamento del lavoro coatto per il Reich nel Torinese.
I motivi e il momento culminante dell’ingaggio lavorativo nelle aree di Calabria e di Sicilia e nel Torinese.
di Giovanna D'Amico