SARDEGNA

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A partire dall’8 settembre e per un’intera settimana le truppe tedesche si ritirarono dalla Sardegna con i reparti meccanizzati della 90ª Panzergrenadier Division, come concordato con il generale Antonio Basso per una indolore evacuazione dall’isola. Non vi furono dunque i tragici e numerosi episodi che insanguinarono la penisola per oltre un anno e mezzo, e neppure dalla Sardegna vi fu alcun prelievo di persone, né per inviarli in KL quali deportati politici, o ad Auschwitz se deportati in quanto ebrei, o verso Stalag ed Oflag se militari o verso il sistema controllato dal GBA Fritz Sauckel se lavoratori coatti.

Ciò non significa che i sardi siano rimasti ai margini della Resistenza o delle deportazioni: migliaia di soldati attivi sui fronti di guerra furono disarmati e catturati come il restante esercito italiano, entrando a far parte delle schiere di IMI, molti altri si unirono ai partigiani sia in territorio nazionale che nelle zone d’occupazione estere, e infine una gran quantità di sardi emigrati – soprattutto in Germania e in Francia – furono utilizzati come lavoratori, coatti o meno che fossero, per il Reich. Non numerosissimi questi ultimi direttamente dalla Sardegna, perché nonostante la propaganda del regime monarchicofascista finalizzata dal 1938 in poi al reclutamento di manodopera verso la Germania, nell’isola la risposta fu piuttosto bassa, tranne che dalle zone minerarie.

Si mantenne stabile invece la “emigrazione” in terraferma verso le città del Nord Italia: ed è da qui infatti che avviene un buon numero di trasferimenti di lavoratori provenienti dalla Sardegna, trasferimenti prevalentemente coatti se avvenuti dopo l’8 settembre 1943.

PAROLE DI STORIA

La situazione della Sardegna dopo l’8 settembre rispetto alla Penisola.

Motivazioni della presenza dei sardi oltre il territorio isolano, in Italia o all’estero.

Provenienza dei lavoratori civili o individuazione della loro attività o qualifica.

di Marina Moncelsi