In Liguria, regione caratterizzata da una economia industriale e da una campagna povera, furono adottate con intensità variabile nel tempo e da luogo a luogo TUTTE le pratiche introdotte dall’occupante e dalla RSI per drenare manodopera per il Reich:
- incoraggiamento all’arruolamento volontario
- cessione diretta di aliquote di forza lavoro da parte delle aziende
- precettazione
- chiamata di alcune classi di leva.
Visti gli scarsi risultati raggiunti in relazione agli obbiettivi, i nazifascisti ricorsero alla coazione più brutale:
- razzie nel corso dei rastrellamenti contro i partigiani, nelle fabbriche e tra gli scioperanti
- retate urbane contro oppositori politici, disoccupati, marginali, piccola criminalità, renitenti al servizio militare e del lavoro
- svuotamento delle carceri dai detenuti.
Furono così trasferiti al lavoro nel Reich tra 8.600 e 9.300 residenti su una popolazione di circa 1.500.000 di persone.
Genova e la sua provincia
A Genova e nella provincia, la risposta alle campagne di reclutamento lasciò molto a desiderare, anche in considerazione della situazione occupazionale:
- nel capoluogo e in alcuni centri della costa, rimase in funzione gran parte dell’apparato industriale (comparto siderurgico e meccanico, cantieristica, armiero, manufatturiero), dato che l’occupante ritenne conveniente continuare la produzione in loco a favore della propria economia di guerra
- migliaia di uomini e donne trovarono impiego nelle aziende che lavoravano per la Todt (15.000 al 3 giugno 1944) o direttamente per i tedeschi (diverse migliaia)
- nelle campagne la manodopera scarseggiava.
Da qui il frequente ricorso a misure coattive, tra cui spicca l’azione condotta dai nazifascisti il 16 giugno 1944 tra le maestranze che erano scese in sciopero e che comportò l’invio in un colpo solo di 1448 lavoratori industriali in Austria e Germania.
Complessivamente il contributo di lavoratori per il Reich dal territorio si può stimare in 6.000-6.500 tra uomini e donne.
Schede INCE-UIC con breve nota biografica
- Francesco GIANCOTTI, nato il 29/4/1913 a Genova. Si definisce “Deportato”.
È uno dei 1448 lavoratori razziati a Genova il 16 giugno 1944 in quattro stabilimenti (San Giorgio, SIAC, Piaggio carrozze ferroviarie e Cantiere navale Ansaldo), nel corso di un’azione volta da un lato a procurare manodopera industriale per il Reich e dall’altro per ritorsione per gli scioperi dei giorni precedenti. I lavoratori furono portati a Mauthausen e, dopo la quarantena, smistati nei luoghi di lavoro in Austria e Germania. Un gruppo di circa 200 razziati è impiegato presso la MIAG di Dresda, tra loro Giancotti
- Mario ROLLERI, nato il 14/4/1923 a Lavagna (GE). Si definisce “Internato politico”.
Entra nel carcere genovese di Marassi il 27 settembre 1944 sul cui libro matricola è definito “rastrellato”. Il 27 settembre 1944 è inviato nel carcere di San Vittore da cui parte per il Reich il 9 ottobre 1944 nell’ambito dell’Operazione carceri.
- Nello SISTI, nato nel 1911 a Massa. Si definisce “Rastrellato politico”.
Nel Casellario politico centrale compare come “anarchico e confinato”, di professione cavatore di marmo. La moglie Amalia Giromini chiede nel giugno al Capo della provincia un sussidio non avendo ancora ricevuto rimesse dal marito né gli assegni famigliari, ed è in condizioni di indigenza con due bambini. Il 7 agosto la sede dell’INFPS di Genova le concede un anticipo di duemila lire ed indica come luogo di lavoro la ditta Edeka di Grimma nel circondario di Lipsia in Sassonia.
Savona e la sua provincia
Savona e la provincia erano un’area fortemente industrializzata (siderurgia, meccanica, chimica, petrolchimica), con una diffusione degli stabilimenti articolata su tutto il territorio. Erano stati importanti anche il porto e il settore turistico, entrambi in decadenza già dal 1940.
L’attività industriale entrò in crisi a fine 1943 per mancanza di materie prime ed energia, e perciò i tedeschi avviarono da un lato precoci progetti di estrazione di mano d’opera, e dall’altro trasferirono molti stabilimenti a nord degli Appennini.
Il 1° marzo 1944 nel savonese lo sciopero generale ebbe grande successo. Come ritorsione e per procurare manodopera, 67 lavoratori furono inviati in KL (solo 8 sopravvissero), e tra 110 e 120 al lavoro coatto, in maggioranza nel grande centro siderurgico HGW di Salzgitter.
Nonostante il ridotto tasso di adesione ai bandi per il lavoro nel Reich, le razzie, i rastrellamenti urbani, gli arresti di antifascisti e renitenti al Servizio del lavoro, lo “svuotamento delle carceri” fecero sì che oltre 900 persone fossero inviate al lavoro oltre il Brennero.
Schede INCE-UIC con breve nota biografica
- Giuseppe BOTTA, nato l’8/7/1898 a Savona. Si definisce “Lavoratore rastrellato”.
Fresatore meccanico presso l’ILVA di Savona, partecipa allo sciopero del 1° marzo 1944 che fu represso con una razzia di lavoratori nelle principali fabbriche di Savona e della provincia. Più di 200 lavoratori furono portati al centro per l’impiego nel Reich di Genova. Da qui 67 furono inviati nel circuito concentrazionario di Mauthausen e dei suoi sottocampi e tra 110 e 120 al lavoro coatto. Botta fu impiegato, con la maggioranza dei compagni, presso l’acciaieria del Konzern Hermann Göring Werke a Salzgitter in Bassa Sassonia.
- Alfredo CAPARVI, nato il 7/10/1908 a Savona. Si definisce “Deportato civile”.
Partecipa allo sciopero del 1° marzo 1944 che fu represso con una razzia di lavoratori nelle principali fabbriche di Savona e della provincia. Più di 200 lavoratori furono portati al centro per l’impiego nel Reich di Genova. Da qui 67 furono inviati nel circuito concentrazionario di Mauthausen e dei suoi sottocampi, e tra 110 e 120 al lavoro coatto. Botta fu impiegato, con la maggioranza dei compagni, presso l’acciaieria del Konzern Hermann Göring Werke a Salzgitter in Bassa Sassonia.
La Spezia e la sua provincia
La Spezia aveva un Arsenale militare con 8.000 addetti civili ed era uno dei principali centri dell’industria bellica italiana legata alla Marina militare. L’8 settembre l’Arsenale fu chiuso e riaprì solo parzialmente nei mesi seguenti, e anche i principali stabilimenti entrarono in crisi per mancanza di commesse. I tedeschi ne estrassero forza lavoro e impianti, realizzando un autentico saccheggio di materie prime, manufatti e macchinari già all’indomani dell’Armistizio.
Tedeschi e RSI utilizzarono il serbatoio degli ex dipendenti dell’Arsenale per garantirsi volontari, e ancor più per precettare lavoratori, inviando nel Reich non meno di 400 “arsenalotti”. Non mancarono le retate urbane, la cattura di marginali, disoccupati, “oziosi e vagabondi”, antifascisti, i rastrellamenti nei centri della provincia fino a dicembre 1944 e alcune azioni di prelievo in fabbrica.
Furono avviati in Germania tra i 1.000 e i 1.100 lavoratori. La percentuale dei volontari fu superiore al resto della Liguria per via delle disperate condizioni della città alla fame, devastata da bombardamenti e distruzioni operate dai tedeschi, aggravati da settembre 1944 dalla vicinanza del fronte.
Schede INCE-UIC con breve nota biografica
- Alba BERSANI, nata il 5/1/1923 a Vezzano Ligure (SP), sarta. Si definisce “deportata politica trasformata in lavoratrice in campo di concentramento”.
Arrestata a La Spezia il 28 novembre 1943 col fratello Athos, nato il 17/9/1924 a Chiavari (GE), carpentiere. Entrambi arrivano nel carcere genovese di Marassi il 12 febbraio 1944 per ordine del comando militare di La Spezia per rimanere a disposizione del comando militare tedesco (note su registro matricola del carcere). I fratelli lasciano Marassi per la Germania l’11 agosto 1944 nell’ambito dell’Operazione carceri. Di Alba abbiamo traccia nell’archivio di Arolsen dove è registrata al lavoro a Laufen in Alta Baviera dal 19 agosto 1944 al 13 giugno 1945 (di Athos non abbiamo la scheda UIC e non vi è menzione nell’archivio di Arolsen).
- Guido MARIOTTI, nato il 30/7/1906 a La Spezia. Si definisce “Operaio deportato 6-11-43 trasformato in lavoratore”.
Fa parte di una lista di circa 400 dipendenti dell’Arsenale militare di La Spezia licenziati dopo l’8 settembre 1943 e inviati al lavoro nel Reich. Nell’archivio di Arolsen risulta registrato dal 13 novembre 1943 al 14 aprile 1945 come lavoratore presso la ditta Johann Hunter & Co. K.G., con sede a Monaco di Baviera
- Pietrina VITA, nata il 18/12/1919 a Massa, contadina. Si definisce “Deportata civile”.
Arriva in Germania il 28 marzo 1944 e lavora a Wesseling (distretto di Colonia) presso la Union Rheinische Braun-Kohlen Kraftstuffe – DEA Mineralöl.
Imperia e la sua provincia
Imperia era l’unica provincia ligure scarsamente industrializzata, ma aveva un’economia relativamente florida grazie alle colture pregiate (olive e fiori) e al turismo straniero, economia entrata in crisi per l’ingresso in guerra dell’Italia. Nei primi mesi del 1944 la risposta ai bandi per il lavoro in Germania fu bassissima e perciò tedeschi e gli apparati della RSI – specialmente la GNR del lavoro – scatenarono rastrellamenti, retate urbane, arresto di renitenti e “pattuglioni” diurni e notturni, resi ancora più incisivi a partire da fine agosto quando la provincia, nella quale operava un forte e agguerrito movimento partigiano, divenne zona di retrofronte.
Il 16 ottobre 1944 tra 130 e 160 persone furono catturate durante un rastrellamento nel quartiere della Pigna di Sanremo e inviate al lavoro a Bolzano e nella rete dei suoi sottocampi, e tra il 15 e il 17 novembre altre 60 furono prese nel corso di un’azione antipartigiana nel quartiere collinare sanremese di S. Romolo. Altra manodopera fu prelevata nel corso di rastrellamenti in centri montani e della costa.
In totale gli abitanti di Imperia e provincia inviati al lavoro nel Reich furono tra 650 e 750.
Schede INCE-UIC con breve nota biografica
- Valentino CALVINI, nato il 15/7/1925 a Bussana (IM). Si definisce “Lavoratore deportato”.
Insieme a tre compagni di Bussana della classe 1925, è arruolato come operaio militarizzato il 14 agosto 1943. Aggregati alla 4. Armata raggiungono Hières il 20 agosto e da lì sono inviati alla costruzione di difese antisbarco nei pressi di Marsiglia. L’8 settembre sono catturati dai tedeschi, portati a Marsiglia e impiegati con altri 500 italiani a lavorare al porto. Il 24 novembre i quattro riescono a fuggire e a raggiungere Mentone dove contattano un passeur per rientrare in Italia ma una spia li denuncia; arrestati restano 15 giorni nel carcere di Mentone e da lì, via Nizza, sono inviati al campo di Esslingen am Neckar nella regione di Stoccarda nel Baden-Württemberg. Sono successivamente smistati in luoghi di lavoro diversi. Calvini è impiegato dal 28 dicembre 1943 al 20 aprile 1945 nella ditta Mauser Werke A.G. ad Obendorf am Neckar.
- Giacomo LAURA, nato il 26/11/1883 a Ospedaletti (IM). Si definisce “Internato politico (prigioniero delle SS) trasformato in lavoratore in seguito a provvedimenti coattivi delle autorità tedesche”.
Tutta la famiglia Laura è impegnata nella Resistenza. Dal 13 luglio 1944 Giacomo lavora presso la ditta Ludwig Winter di Augsburg e dal 12 agosto 1944 a Kempten Allgäu.
PAROLE DI STORIA
Le procedure e modalità del prelievo di manodopera per il Reich in Liguria.
L’influenza delle condizioni occupazionali sulla risposta dei liguri alle offerte di lavoro nel Reich, ai bandi e alle precettazioni.
La relazione tra il trasferimento coatto dei lavoratori liguri verso il Reich e la repressione dell’intensa conflittualità sociale.
Il contingente dei liguri avviati al lavoro nel Reich: numeri e composizione sociale.
di Irene Guerrini e Marco Pluviano