A seguito dell’Ordinanza promulgata da Hitler il 10 settembre 1943 che divideva l’Italia in «zone d’operazioni e restante territorio occupato», le province di Trento, Bolzano e Belluno, cui vennero sottratti e aggregati a Bolzano i Comuni di Cortina d’Ampezzo, Livinallongo del Col di Lana e Colle Santa Lucia, entrarono a far parte dell’Operationszone Alpenvorland (OZAV) Zona d’operazioni delle Prealpi.
Quale Supremo Commissario, fu nominato il governatore del Tirolo, Franz Hofer, deciso a riunificare l’antica contea del Tirolo divisa tra l’Italia e il Reich.
In questo quadro, già configurato dalle Opzioni iniziate nel 1939 che davano ai sudtirolesi di lingua tedesca la possibilità di abbandonare l’Italia per trasferirsi nei territori del Reich, la questione del lavoro coatto divenne cruciale.
La necessità di rimpiazzare le maestranze fuoriuscite, da un lato, e di ripristinare strade e linee ferroviarie ripetutamente bombardate, dall’altro, determinarono il reclutamento massiccio di manodopera, specie dalla provincia di Belluno, verso Bolzano, Innsbruck e Landek, oltre che dall’Europa dell’Est; reclutamento che dapprima fu operato su basi volontarie, in seguito tramite precettazione.
Dalla primavera 1944, allorchè il fenomeno della renitenza ai bandi tedeschi si allargava e contemporaneamente si intensificava la lotta partigiana, le retate e i rastrellamenti, condotti con sistematicità nel Bellunese, fornirono spesso manodopera coatta questa volta alle industrie tedesche. Oltre a ciò, centinaia di uomini furono, in quella provincia, impiegati dalla Organizzazione Todt nella costruzione di un imponente sistema di difesa e protezione antiaerea.
Fu così che il lager di Bolzano, entrato in funzione il 15 maggio 1944 come campo di rieducazione al lavoro (Arbeitserziehungslager), nell’agosto seguente divenne un campo di transito e di polizia (Polizei – und Durchgangslager) dove le sorti si diversificarono tra chi fu inviato nei campi di lavoro presso le strutture satelliti, chi in quelli del Reich e chi nei KL.
di Adriana Lotto, Antonella Tiburzi e Costantino di Sante